Un giro d’affari di 1 miliardo e 787 milioni di euro, una crescita dell’1,7% dal 2018 al 2019, un aumento da 6,7 a 7,4 ore a settimana dedicate ai videogame da parte degli utenti. Questi sono alcuni numeri sviscerati dall’indagine condotta da Iidea, l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia, intitolata “I videogiochi in Italia nel 2019 – Dati sul mercato e sui consumatori”, scaricabile gratuitamente dal loro sito.

Noi di TCS – Eventi per la salute abbiamo letto con interesse la loro indagine e siamo certi che il successo del settore sarà in ulteriore ascesa nel 2020, probabilmente anche per “merito” del lockdown. Troviamo questi dati molto utili per comprendere la portata del fenomeno dei videogame e per maturare alcune riflessioni di carattere sociale, in particolare sul rapporto tra videogiochi e bambini.

videogame

 

Chi sono i videogamer? A quale età si gioca maggiormente?

Facendo riferimento alla stessa fonte, che d’ora in poi daremo per implicita, in Italia, 17 milioni di persone hanno giocato ai videogiochi nel 2019: si tratta del 39% della popolazione italiana tra i 6 e i 64 anni.

videogame e bambini

Fonte: Iidea 2019

videogame e bambini DATI

Fonte: Iidea 2019

Tra questi ecco un dato che ci aiuta a capire il rapporto sempre meno occasionale tra videogiochi e bambini. Va sottolineato infatti che il 21% dei videogamer appartiene alla fascia d’età che va dai 6 ai 14 anni (percentuale dettata dalla somma delle due fasce: 6-10 anni dell’11% e 11-14 del 10%). Il numero dei piccoli videogiocatori raggiunge così i 3.5 milioni nella fascia d’età 6-14 anni e i 4.3 milioni in quella tra 15 e 24 anni. Numeri considerevoli, che si presumono in aumento nel primo quadrimestre del 2020, a causa del lockdown e in particolare della chiusura delle scuole.

Aumenta anche il tempo dedicato al videogaming, in cui oltre all’incremento generale delle fasce più giovani, spicca il primato della fascia d’età 6-14 anni: con il 35% sono loro i videogamers che passano più tempo a giocare, prevalendo sul 32% della fascia 15-24 (che però ha visto l’incremento maggiore rispetto al 2018: +7pp).

In particolare hanno sempre più successo i videogame su Smart Device (smartphone e tablet), giocati da 10.5 milioni di persone, seguiti da PC (7.8), Console Home (6.7) e Console Portable (2.1).

La media generale del tempo dedicato ai videogame è di 7.4 ore a settimana, con un incremento dello 0,8% rispetto al 2018.

videogame e bambini smart

Fonte: Iidea 2019

Videogame e bambini Console

Fonte: Iidea 2019

Come sappiamo le medie inglobano solitamente anche dei picchi, che senza i dati originali non siamo in grado di quantificare esattamente, ma possiamo sostenere con ragionevolezza che oltre a una stragrande maggioranza dei casi in cui si resta nei confini del normale divertimento, alcuni eccessi possono riguardare casi di ludopatia, perfino tra i bambini/ragazzi (anche se come vedremo più avanti la variabile-tempo giocato non sempre è un indicatore attendibile).

Premettiamo che non abbiamo nulla contro i videogiochi che oltre a un’occasione di divertimento ricoprono spesso una funzione didattica e un suggestivo intrattenimento narrativo, ma occorre monitorare al meglio gli andamenti per considerare il possibile rischio di disturbi per le fasce più giovani. Tali disturbi, alla cui base sussistono disagi profondi, non sono direttamente causati dai videogiochi, come il cibo non causa l’anoressia, ma attraverso questi strumenti trovano occasione di sfogo.

 

Come facciamo a capire dunque se i nostri bimbi sono a rischio?

Anche se l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha inserito il gaming disorder nell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (sarà effettivo dal 1° gennaio 2022) non esistono studi così approfonditi sulla ludopatia nei bambini, valgono quindi gli stessi sintomi espressi dagli adulti. Per chi desidera approfondire ecco la definizione di “Gaming Disorder” riportata da wikipedia.

Cominciamo con il dire che il numero di ore giocate non è sufficiente a stabilire una perdita di controllo, bisogna intervenire quando ci si rende conto che il gioco interferisce con la vita quotidiana del bambino in un lasso di tempo consistente.

Un bambino a rischio di ludopatia evidenzia questi sintomi per almeno un anno:

  • perde il controllo sui giochi: il divertimento non è più importante, conta solo giocare,
  • il gioco ha priorità su tutte le altre attività e gli altri interessi,
  • il bambino/ragazzo sviluppa un senso di isolamento dalla comunità, rinunciando al confronto con gli altri,
  • mostra altri effetti collaterali, tra cui lo scollamento dalla realtà con mancanza di capacità critica, i disturbi del sonno, dell’alimentazione, grossi problemi di concentrazione…

 

Come gestire questo problema?

Ecco alcuni suggerimenti che ci permettiamo di darti in caso tu ritenga tuo figlio o tua figlia a rischio, potenziale e non:

  • non vietare l’uso dei videogame, ma circoscrivilo tramite apposite regole. Giocare dev’essere un premio per i doveri portati a termine nella vita quotidiana. Stabilisci con lui o lei un patto di fiducia,
  • incoraggialo allo sport e all’attività fisica. Oltre a essere un’occasione sociale, lo sport aumenta i livelli ematici di serotonina, generando un effetto positivo sull’umore,
  • parla con tuo figlio di ciò che gli piace del gioco e perché vuole giocare così spesso. La sua risposta ti aiuterà a identificare se ci sono altri problemi che lo portano a utilizzare il gioco come una via di fuga,
  • se puoi, la sera o nei weekend, dedica del tempo a giocare con tuo figlio, scegli insieme a lui i giochi, tutto questo per creare un senso di complicità. Ricorda che per lui o lei sei sempre un modello quotidiano e apprezzerà il tuo auto-importi delle regole nel gioco,
  • quando decidi che deve smettere, dagli il tempo di finire il gioco. La richiesta di interrompere una partita può essere frustrante e portare a discussioni. Chiedigli per quanto dovrà giocare e assicurati che rispetti i tempi. Contestualizzerà la sua attività di gioco e maturerà un senso di distacco.

In ogni caso, se tuo figlio manifesta disordini che neanche tu riesci più a capire e controllare non esprimerti con rabbia e non generare ulteriori situazioni di conflittualità, rivolgiti piuttosto a uno specialista che saprà guidarvi alla soluzione del problema, studiando in modo più approfondito le cause (che non sono certo i videogiochi) e creando il percorso migliore per la soluzione del problema.